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Nuovi criteri ambientali minimi (CAM) per i rifiuti urbani: cosa prevede il Decreto 7 aprile 2025

Gestire i rifiuti urbani non significa solo garantire un servizio efficiente. Significa anche scegliere modelli sostenibili, tracciabili, in grado di ridurre le conseguenze sull’ambiente e valorizzare le risorse. È in quest’ottica che si inserisce il Decreto 7 aprile 2025, con cui il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato i nuovi Criteri Ambientali Minimi (CAM) per la gestione dei rifiuti urbani.

Un aggiornamento atteso, che rafforza lo strumento chiave del Green Public Procurement (GPP), ovvero la politica di acquisti pubblici ecologici prevista dal Piano d’azione nazionale sul GPP. Il Piano, operativo dal 2008, promuove l’integrazione dei criteri ambientali negli appalti pubblici per indirizzare la domanda verso beni e servizi a minore impatto. I CAM sono quindi parte integrante di questa strategia e rappresentano un riferimento vincolante per tutte le stazioni appaltanti.

Ma cosa sono esattamente i CAM e quali novità porta questo decreto?

 

Cosa sono i criteri ambientali minimi e perché sono importanti

I CAM sono requisiti ambientali obbligatori che le Pubbliche Amministrazioni devono includere nei bandi di gara per forniture e servizi. Considerati il mezzo attuativo principale del Green Public Procurement (GPP) in Italia, diventano i criteri guida con cui la PA può muovere il mercato verso pratiche più sostenibili, promuovendo tecnologie più efficienti, servizi più trasparenti, e un approccio circolare alla gestione delle risorse.

Nel caso della gestione dei rifiuti urbani, i CAM definiscono criteri specifici per la raccolta, il trasporto, il trattamento e l’informazione all’utenza, puntando su qualità del servizio, tracciabilità dei dati e riduzione dell’impronta ambientale.

 

Le principali novità del Decreto 7 aprile 2025

Il decreto del 7 aprile aggiorna e sostituisce i CAM precedenti (D.M. 13 febbraio 2014), introducendo importanti novità sia nella progettazione dei servizi sia nelle modalità di controllo e monitoraggio. L’obiettivo è duplice: aumentare l’efficienza e la sostenibilità della raccolta e favorire la transizione verso un’economia circolare reale, misurabile e integrata con i territori.

Tra le novità principali:

  • nuovi requisiti organizzativi per le imprese che vogliono partecipare agli appalti: è richiesta maggiore trasparenza nella gestione dei dati e nella misurazione delle performance ambientali;
  • introduzione del bilancio di materia: le imprese dovranno documentare i flussi in ingresso e in uscita, migliorando il controllo della filiera e l’accountability con strumenti come K-TARIP;
  • rafforzamento della raccolta differenziata: si potenziano gli obblighi di tracciabilità, con particolare attenzione alla qualità della frazione organica e alla gestione dei rifiuti tessili;
  • miglioramento dell’informazione all’utenza: diventano centrali le attività di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e la partecipazione attiva;
  • tecnologie e digitalizzazione: vengono riconosciuti come fondamentali strumenti come i sistemi di geolocalizzazione dei mezzi, i software per la pianificazione dei percorsi, le piattaforme per l’analisi e il monitoraggio dei dati.

 

A chi si rivolgono i nuovi CAM

I CAM si applicano obbligatoriamente a:

  • Comuni e Unioni di Comuni
  • Città metropolitane
  • Altri enti pubblici che affidano in appalto i servizi di gestione dei rifiuti urbani

Ma hanno ricadute anche sulle aziende del settore, che devono adeguare procedure, tecnologie e strumenti per poter partecipare a gare pubbliche, offrendo servizi conformi ai nuovi criteri.

 

Quando entreranno in vigore i nuovi CAM?

Il D.M. 7 aprile 2025 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 92 del 19 aprile 2025 e entrerà in vigore il 18 giugno 2025, dopo i consueti 60 giorni dalla pubblicazione.

 

Quali obiettivi si vogliono raggiungere

Il Decreto mira a:

  • ridurre l’impatto ambientale della gestione dei rifiuti
  • aumentare la qualità della raccolta differenziata
  • rendere più trasparente e controllabile la filiera
  • favorire l’innovazione tecnologica e l’efficienza organizzativa
  • stimolare comportamenti virtuosi sia negli operatori che nei cittadini

 

Cosa devono fare le stazioni appaltanti?

Con l’entrata in vigore del decreto, le stazioni appaltanti saranno tenute ad adeguare le attività di progettazione, affidamento e controllo dei servizi di igiene urbana, seguendo indicazioni ben precise.

Tra gli obblighi principali:

  • inserire nei documenti di gara almeno le specifiche tecniche e le clausole contrattuali previste dai CAM, come richiesto dall’art. 57 del nuovo Codice Appalti (D.lgs. 36/2023);
  • progettare i servizi in modo dettagliato, evitando soluzioni standardizzate e calibrando i requisiti ambientali sulla base del contesto territoriale;
  • verificare il rispetto dei criteri ambientali, sia in fase di aggiudicazione che durante l’esecuzione;
  • premiare proposte innovative legate al riuso, al riciclo e alla raccolta selettiva destinata a filiere di recupero certificate;
  • implementare sistemi di monitoraggio e tracciabilità, per controllare i flussi dei rifiuti, misurare la qualità della raccolta e incentivare la misurazione puntuale dei conferimenti.

Il decreto sottolinea anche l’importanza di accompagnare l’innovazione tecnica con formazione degli operatori e sensibilizzazione della cittadinanza, attraverso campagne informative e programmi educativi, essenziali per aumentare l’efficacia e la partecipazione attiva al servizio.

 

Verso una PA più green

I nuovi CAM per la gestione dei rifiuti urbani rappresentano un passo importante verso un modello più responsabile e trasparente. La traccia ecologica non è più solo una questione tecnica: è una leva strategica che coinvolge pubbliche amministrazioni, imprese, cittadini. Applicarli bene significa ripensare i servizi non solo per raccogliere meglio, ma per inquinare meno, recuperare di più e formare un ecosistema virtuoso attorno al rifiuto.

Il cambiamento è iniziato. Ora serve trasformarlo in valore, per l’ambiente e per i territori.

 

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